“Nella vita ho fatto cose che non mi piacciono e sto pagando per questo. Adesso voglio concentrare le mie energie su qualcosa che mi piace, che possa essere costruttivo e rendermi felice”.
Youssef è un giovane detenuto della II° Casa di reclusione Milano Bollate, ma è anche e soprattutto un uomo che desidera dare una nuova forma al suo futuro. Per raggiungere questo obiettivo, ha scelto di intraprendere un percorso di formazione che gli desse l’opportunità di imparare e crescere, che lo facesse sentire vivo e alimentasse la sua voglia di mettersi in gioco.
All’improvviso, però, la strada intrapresa da Youssef si è interrotta. A bloccare il suo cammino è stato qualcosa di totalmente inaspettato e difficile da controllare: la pandemia. Ogni cosa in torno a lui si è fermata, comprese tutte le attività che riuscivano a dargli coraggio e speranza.
“Lavoro per me non significa solo guadagnare qualcosa. È la possibilità di liberare la mente dai pensieri negativi”.
Superare periodi del genere non è facile, soprattutto per chi vive in carcere, ma Youssef non si è arreso e ha deciso, grazie anche al supporto ricevuto nell’ambito del progetto #RipartoDaMe, di mettersi alla prova sperimentando attività mai provate prima. È così che ha scelto di candidarsi come aiuto pizzaiolo per una catena di ristoranti.
“Ed eccomi qua, in veste di aiuto pizzaiolo! È per me la prima esperienza in cucina, ma è molto esaltante. Insieme a due colleghi, coordinati dal capo pizzaiolo, mi occupo di preparare gli impasti, farcire le pizze e tenere in ordine la cucina. Sono soddisfatto: sto imparando molto e ci sto mettendo tutto il mio impegno, e credo che anche i miei colleghi siano contenti di me. Vorrei prossimamente provare ad uscire dalla cucina e servire i clienti per apprendere ulteriori mansioni.”