La ricerca di Khaled

Khaled ha 46 anni, viene dalla Libia, è sposato e ha 4 figli.  È ricercatore biologo.

Nel 2011 scoppia la prima guerra civile in Libia, durante la quale perde il fratello. Nello stesso anno vince una borsa di studio che gli permette di specializzarsi all’estero.

Khaled arriva, dunque, da solo in Italia pronto a cominciare il suo percorso di studi presso l’Università degli Studi di Firenze, costretto così a lasciare la sua famiglia a Bengazi.

Dopo due anni di sofferta lontananza e difficoltà a comunicare con i suoi figli, riesce a portare in salvo anche la sua famiglia in Italia. Terminato il dottorato a Roma, Khaled comincia a cercare lavoro, iscrivendosi ai centri per l’impiego della città.

“Passava il tempo ma non trovavo lavoro. Ho tentato di tutto per sostenere la mia famiglia ma comunque non sono riuscito a trovare una possibilità concreta.”

Data la difficoltà di quel periodo, Khaled si rivolge ai servizi sociali che gli suggeriscono come soluzione temporanea di andare in un centro di accoglienza, unica buona alternativa rispetto a stare per strada.

Dopo numerose difficoltà, finalmente, tramite il C.O.L. Centro di Orientamento al Lavoro San Lorenzo, conosce Fondazione Adecco per le Pari Opportunità.

Grazie a Fondazione Adecco e il suo supporto nella revisione del cv e nel sostenere un colloquio, Khaled riesce a trovare una prima occupazione presso il Cirque du Soleil a Roma.

In questa realtà Khaled vive una prima esperienza per mettersi alla prova ed entrare in contatto con un’azienda in Italia. Quest’esperienza lo stimolato molto ma non è ciò a cui aspira realmente. Solo qualche tempo dopo cambia lavoro e riesce finalmente a realizzare il suo sogno: un lavoro come biologo all’interno di un’azienda.

“Prima cercavo semplicemente un impiego, accontentandomi di ciò che trovavo. Adesso, invece, posso dire che il mio sogno è diventato realtà. Questa è stata l’opportunità più importante della mia vita. Ho ripreso fiducia, autostima e la speranza di fare della mia passione il mio lavoro.”

Oggi Khaled è felice: è impiegato nel settore che più lo appassiona e può contribuire alla produzione del farmaco che ha permesso di curare la sua patologia.